Arrivo a Kerkyra domenica 4 agosto alle ore 15 circa. Fa moderatamente caldo e c’è molto vento (saprò il giorno dopo che – soprattutto nel versante occidentale dell’isola – il meltemi è stato così violento da impedire di stare in spiaggia (foto 1). Dopo essermi sistemata nella stanza d’albergo (l’Arion Hotel), esco per una passeggiata esplorativa fino al centro, anche per capire meglio dove mi trovo, con la pessima cartina fornitami dall’albergo. Quindi mi oriento prevalentemente con le indicazioni dei passanti, quelle stradali e con la guida che mi sono portata da casa. Il mio hotel si trova in uno dei punti più interessanti di Kerkyra: distante dal centro storico circa 3 km, ma di fronte a Mon Repos, un grande e splendido parco creato nel 1831, che è anche la porta di accesso – inglobandone una parte – ai resti della antica Kerkyra, la quale occupava la parte dell’isola che va appunto dall’attuale Mon Repos a Kanòni e che geograficamente si configura come una sorta di promontorio fra due grandi insenature, occupate nell’antichità da due porti (secondo anche la testimonianza di Tucidide), quello di Alkinoos e l’Illiaco (foto 2). Salendo sulla sommità della Fortezza Vecchia, è possibile verificare ciò molto distintamente (foto 3).
Foto 1
Foto 2
Foto 3
Arrivo nel centro attraverso la grande Spianata di fronte alla Fortezza Vecchia.
Visito il bellissimo centro storico dalle caratteristiche vie lastricate in stile veneziano, le piazze, i numerosi e caratteri-stici negozi e taverne (foto 4). C’è molto passeggio e un’atmosfera tranquilla e vivace. Ceno in centro con tzatziki (tipica salsa greca a base di yogurt, aglio e cetrioli), dolmades (foglie di vite) di riso e chorta (verdura cotta di stagione).
Al mattino alle ore 9.30 mi reco alla scuola Andrioti (foto 5-6) che si trova nel quartiere Garitsa, distante circa un quarto d’ora a piedi dall’hotel, lungo la strada verso il centro. L’accoglienza è calorosa e gentile; faccio la conoscenza della segretaria Ana e della mia insegnante, Vasilikì (Vaso) (foto 7), che si rivelerà essere molto coinvolgente, preparata e disponibile. Poi incontro i miei compagni di classe: Raphael, polacco, e Marco e Gianluca, colleghi italiani, con cui mi trovo immediatamente in sintonia, perché sono anche loro docenti di greco e latino e saranno preziosi compagni di scuola e di viaggio (foto 8). La lezione del primo giorno verte sul cinema greco e in particolare sulle attrici più significative, da Melina Mercouri a Irene Papas. Lo schema di lavoro anche dei giorni successivi sarà più o meno lo stesso: un tema legato alla cultura o alla storia greca e attività varie di dialogo, improvvisazione, lettura e scrittura e un momento dedicato alla grammatica (in particolare i verbi).
Esemplifico meglio concentrandomi sul primo giorno: dopo una ricca introduzione dell’insegnante sulle star femminili del cinema greco (accompagnata naturalmente da video e dai nostri contributi orali, sollecitati dalla docente, che ci chiede informazioni sulle nostre conoscenze circa l’argomento trattato), segue l’invito a scrivere un breve testo sul tema (in questo caso “la mia attrice preferita”; il giorno successivo – quando il tema sarà la canzone – Vaso ci chiederà di tradurre in greco alcuni versi di una canzone italiana che amiamo particolarmente). I testi scritti vengono poi letti a turno, commentati, corretti e diventano ovviamente occasione di osservazioni linguistiche e approfondimenti lessicali. Tengo a sottolineare che Vasilikì è molto incoraggiante e disponibile, tende a creare un clima molto sereno e vivace: i momenti di puro divertimento non sono affatto rari! Si passa poi al momento grammaticale con l’illustrazione (rapida) di uno schema sempre accompagnato da esempi orali improvvisati e successivamente si passa (individualmente) a comporre brevi testi o frasi utilizzando in questo caso la regola appena studiata. Diciamo che la metodologia didattica del brainstorming ha costantemente caratterizzato la mattinata di lezione. Come compito a casa Vaso ci assegna la composizione di frasi o di un testo libero in cui però utilizzare l’aoristo. Io scriverò un resoconto del mio primo pomeriggio a Kerkyra. I compiti verranno sempre letti in classe, ascoltati, commentati liberamente dai compagni e corretti dall’insegnante. Essi diventano poi sempre occasioni di ulteriori approfondimenti e di osservazioni libere e spontanee. Una precisazione: Vaso non parla mai inglese (anche quando non la capiamo). Trova il modo di farsi capire, ma sempre in greco (a volte ci aiutiamo con il greco antico, che lei conosce perché e laureata in lettere antiche).